In un piccolo riquadro de "la Repubblica" del 5 marzo 2015 (Sillabario), lo scrittore e saggista croato Predrag Matvejevic rivendicava esplicitamente di aver coniato il termine "democratura" come ibrido tra democrazia e dittatura: La democrazia proclamata appare più spesso con le caratteristiche di una 'democratura': ho coniato questo termine anni fa per definire un ibrido tra democrazia e dittatura.
Un populismo penoso è sempre stato pronto a sostenere regimi di questo tipo. La laicità è stata poco popolare in questa parte del mondo. Il 'giocattolo nazionale' non ha mai perso la sua attrattiva.
In questo senso, anche la Russia di Putin è una 'democratura', dove alcuni vecchi usi della dittatura permangono. E gli intellettuali ne sono le prime vittime.
Con alcuni amici, domenica sera si discuteva (e ci si accapigliava) di questo e di altro dei molti argomenti che ogni giorno mettono alla prova le nostre convinzioni e le nostre coscienze. Ci ritorno con questo post perché la questione è complicata e - credo - di interesse generale.
Matvejevic riteneva di aver introdotto il termine "democratura" in Mondo Ex e tempo del dopo (Garzanti, 2006). Però si sbagliava. La parola era in circolazione da molto tempo prima. Anche più di quanto la stessa IA ha riscontrato nella sua ricerca della documentazione e di quanto alcuni studiosi hanno creduto convintamente (attribuendone il conio all'uruguaiano Eduardo Galeano).
Il termine "Demokratur" appare per la prima volta in Germania, come è attestato anche nel dizionario di Hermann Paul (ed. 1992) che lo definisce come incrocio gergale tra democrazia e dittatura (Wikipedia, in lingua tedesca). Sarebbe stato utilizzato in senso dispregiativo il 22 settembre 1949 nel Bundestag da un ex nazionalsocialista durante il dibattito delle dichiarazioni programmatiche del governo di Konrad Adenauer.
In un controllo della documentazione che ho effettuato personalmente su Google Ngram Viewer, la parola appare nella forma portoghese di "democradura" (R. Estep, The Military in Brazilian Politics, Air Univ., 1971, p. 139) con riferimento al governo di Artur Costa e Silva del 1967 e potrebbe avere un’origine spagnola sul calco di una precedente “dictablanda” che stava a indicare un’autocrazia paternalistica (Foro Internacional, vol. 72, 1971, p. 139).
Questo ampio, seppure incompleto, ventaglio di ibridazioni del concetto di democrazia, al di là della paternità del termine, testimonia la sua rilevanza nello studio delle istituzioni politiche dal secondo dopoguerra in poi.
Per questi motivi ho sottoposto il tema a Gemini 2.5 Flash (Google.com) che nella fase conclusiva del suo rapporto mi ha presentato un grafico con tre diversi scenari evolutivi (per ingrandire cliccare sull'immagine).
Ho chiesto a Gemini di sviluppare lo scenario più probabile per la democrazia negli Stati Uniti d'America sotto la presidenza di Donald Trump. La risposta la trovate in fondo. Magari saltate il resto, se è troppo impegnativo, ma la conclusione è molto istruttiva (e inquietante).
Le note nel testo rimandano all'elenco delle fonti di documentazione rinvenute da Gemini (sono al termine del post).
Per vostra tranquillità ho verificato tutti i riferimenti agli autori citati: vi garantisco che la IA non ha commesso errori e non ha avuto allucinazioni.
Questo è il prompt iniziale:
Io: Gemini, assumi il ruolo di politologo ed esperto di politica internazionale.
Voglio discutere con te il significato del termine “democratura” alla luce della situazione politica attuale nello scenario internazionale.
Il pubblico di destinazione è quello del mio blog: istruzione di livello medio-superiore.
Inizia riassumendo l’origine del termine “democratura”, la sua “etimologia” e gli Autori di riferimento. Per ogni passaggio indica le tue fonti di documentazione.
Gemini:
Introduzione: La "Democratura" nel Contesto Politico Attuale
Il panorama politico globale sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, caratterizzato da un evidente arretramento democratico e dall'emergere di regimi che sfuggono alle classificazioni tradizionali. Questa dinamica mette in discussione le aspettative ottimistiche del periodo post-Guerra Fredda, quando si riteneva che la democratizzazione fosse un processo lineare e irreversibile. Al contrario, molte delle transizioni politiche degli ultimi decenni hanno portato alla formazione di sistemi ibridi, che combinano elementi democratici e autoritari.1 Questa tendenza all'autoritarismo si manifesta in diverse regioni, dai paesi post-coloniali di Africa, Asia e Sudamerica, fino a tendenze preoccupanti anche nel Vecchio Continente.2
In questo contesto, il termine "democratura" emerge come uno strumento analitico fondamentale per comprendere queste complesse realtà politiche. Esso descrive un regime politico che, pur aderendo formalmente alle regole della democrazia, come la presenza di elezioni, costituzioni e parlamenti, si ispira nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale.3 Si tratta di una fusione tra democrazia e dittatura, dove le istituzioni democratiche vengono svuotate del loro significato intrinseco.4
La crescente diffusione di questi regimi indica un passaggio da tipologie di governo nettamente definite a una "zona grigia" di sistemi politici. Questa evoluzione rende la tradizionale dicotomia tra "democrazia" e "dittatura" insufficiente per descrivere molteplici realtà contemporanee. La comparsa di questi regimi ibridi o "democrature" non rappresenta necessariamente una fase transitoria verso una piena democrazia o un ritorno a un autoritarismo classico, ma può configurarsi come una forma di governo stabile e duratura.6 Tale ambiguità complica notevolmente gli sforzi internazionali volti a promuovere la democrazia, poiché questi regimi possono rivendicare una legittimità democratica pur minando i principi fondamentali su cui essa si basa. Parallelamente, rende più arduo per i cittadini distinguere i processi democratici autentici da mere facciate.
Origine ed Etimologia del Termine "Democratura"
Per comprendere appieno il significato di "democratura", è essenziale ripercorrere l'etimologia del termine "democrazia" e il contesto in cui il neologismo è emerso.
Etimologia della "Democrazia" e sue Prime Interpretazioni
Il termine "democrazia" deriva dalle parole greche antiche démos (popolo) e krátos (potere), traducendosi letteralmente in "governo del popolo".9 Tuttavia, fin dall'antica Grecia, il concetto non fu sempre accolto con favore. La parola "democrazia" nacque ad Atene come espressione dispregiativa, utilizzata dagli avversari del sistema di governo di Pericle.9 Il termine krátos, infatti, più che "governo" (designato da archìa), rappresentava l'idea di "forza materiale" o "potere", implicando quindi che "democrazia" potesse significare, in senso lato, "dittatura del popolo" o "assolutismo politico".9 Questa antica ambivalenza del concetto di democrazia, che già in origine poteva essere interpretata come una forma di "dittatura della maggioranza", prefigura la complessità del moderno concetto di "democratura", dove la volontà popolare viene invocata per giustificare pratiche autoritarie.
Il Conio del Termine "Democratura": Eduardo Galeano e Vilhelm Moberg
Il termine "democratura" è una parola macedonia, una fusione di "democrazia" e "dittatura", che richiama implicitamente un modello dittatoriale pur mantenendo una facciata democratica.5 Sebbene sia spesso attribuito al celebre scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, un concetto simile fu espresso in precedenza dallo scrittore svedese Vilhelm Moberg.
Eduardo Galeano è ampiamente riconosciuto per aver coniato la parola "democratura" per descrivere la coesistenza di elementi democratici e autoritari, in particolare nel contesto latinoamericano.3 Galeano impiegò il termine per riferirsi a quelle "democrazie deboli" emerse dopo il crollo delle dittature militari, che pur avendo adottato forme democratiche, conservavano tratti autoritari.10 Il suo ritorno a Montevideo nel 1985, in un periodo di democratizzazione in Uruguay, lo portò a riflettere su come alcuni paesi si sentissero "in grado di insegnare la democrazia" 11, pur manifestando tali contraddizioni. La sua analisi evidenzia l'idea di una "democrazia ristretta" o "dittatura costituzionale", dove l'apparenza democratica serve a legittimare il controllo continuo da parte delle élite o di ex figure autoritarie.3
Parallelamente, lo scrittore svedese Vilhelm Moberg, in un articolo del 1965 sul Dagens Nyheter, definì un sistema in cui "tutti i partiti assumono più o meno le stesse posizioni", "il governo dipende completamente da un solo partito" e "l'intero parlamento è passivamente allineato a un governo essenzialmente autoritario".12 La conseguenza di tale sistema, secondo Moberg, è che i cittadini vivono in una società influenzata da "immagini distorte della realtà", dove "l'oppressione delle opinioni inappropriate è ben nascosta" e "il libero dibattito è soffocato".12 Sebbene la definizione di Moberg preceda l'uso più diffuso di Galeano, essa cattura l'essenza di una "democratura" attraverso la lente della stagnazione politica e del controllo dell'informazione all'interno di un quadro formalmente democratico.
L'emergere indipendente del concetto di "democratura" (o idee simili) in contesti geografici e linguistici diversi, come la Svezia di Moberg e l'America Latina di Galeano, suggerisce una preoccupazione globale condivisa per lo svuotamento della sostanza democratica. Questa convergenza concettuale indica una vulnerabilità strutturale sottostante nei sistemi democratici o nei processi di transizione, che permette la formazione di questo tipo specifico di regime, indipendentemente dalle specificità regionali. Ciò implica che la "democrazia Potemkin", come talvolta viene tradotta in inglese 13, non è un fenomeno localizzato, ma una sfida universale alla governance moderna.
Contesto Storico e Politico della sua Emersione
Il concetto di "democratura" ha guadagnato rilevanza in particolare alla fine del XX secolo, in seguito alla cosiddetta "terza ondata di democratizzazione". Durante questo periodo, molti paesi hanno intrapreso transizioni da regimi autoritari, ma spesso non sono riusciti a consolidarsi come democrazie liberali a pieno titolo, stabilizzandosi invece in forme ibride.1 Il lavoro di Steven Levitsky e Lucan A. Way sull'"Autoritarismo Competitivo", emerso negli anni '90 dopo la terza ondata di Huntington, descrive proprio questa forma di governo transitoria che "tende alla democrazia ma non la raggiunge pienamente".8 Il contesto della "terza ondata" è cruciale: l'ottimismo iniziale che tutte le transizioni avrebbero portato a democrazie liberali complete si è rivelato infondato. È emersa invece una nuova classe di regimi, che il concetto di "democratura" aiuta a categorizzare, evidenziando la loro peculiare combinazione di caratteristiche.
Caratteristiche Distintive della "Democratura"
La "democratura" si configura come un regime politico che presenta un'apparente contraddizione: mantiene le forme esteriori della democrazia, ma ne svuota il contenuto sostanziale attraverso l'esercizio di un controllo autoritario.
Definizione: Regime Formalmente Democratico ma Sostanzialmente Autoritario
Una "democratura" è definita dalla presenza di istituzioni democratiche formali, quali una costituzione, elezioni regolari, un parlamento e un sistema multipartitico.4 Tuttavia, queste strutture sono, nella pratica, manipolate o cooptate per servire un'agenda autoritaria. Non si tratta di dittature pure, poiché evitano una repressione aperta e diffusa, ma sono ben lontane dalle democrazie liberali.3 La chiave di lettura risiede nella profonda discrepanza tra la forma e la sostanza del governo. La manipolazione delle elezioni e delle costituzioni è un meccanismo centrale attraverso il quale questi regimi operano, garantendo il dominio continuo dell'incumbent pur mantenendo una parvenza di legittimità.
Meccanismi di Controllo Autoritario
I regimi di "democratura" impiegano una serie di meccanismi per mantenere il controllo, che si distinguono per la loro sottigliezza rispetto alle dittature tradizionali.
Elezioni Pilotate o Non Competitive: Sebbene le elezioni si svolgano regolarmente, esse sono spesso manipolate attraverso l'acquisto di voti, minacce, pressioni o veri e propri brogli.4 L'obiettivo non è consentire una scelta libera dei leader, ma piuttosto legittimare e consolidare il potere in carica, che ottiene risultati elettorali molto elevati, lasciando alle opposizioni margini minimi.4 I candidati dell'opposizione possono essere esclusi con pretesti infondati, e sono comuni casi di intimidazione, minacce e diffamazione.8 Le elezioni, in questi contesti, non sono un mezzo per la competizione politica autentica, ma uno strumento per conferire una patina di legittimità a un potere già consolidato.
Controllo e Manipolazione dell'Informazione: Il regime esercita un controllo pervasivo sui mass media tradizionali, in particolare la televisione, e sui nuovi canali digitali e social network.4 L'informazione viene plasmata per corrispondere alla rappresentazione che il regime desidera fornire, compromettendo il concetto stesso di verità attraverso notizie false, tendenziose o semplicemente censurate.4 Questo porta i cittadini a vivere in una società influenzata da immagini distorte della realtà, dove il libero dibattito è soffocato e l'oppressione delle opinioni non conformi è abilmente nascosta.12 Il controllo dell'informazione è vitale per queste forme di governo, poiché impedisce un dibattito pubblico informato e il dissenso, rendendo difficile per i cittadini percepire la vera natura della loro governance.
Limitazione delle Libertà Civili e Repressione Sottile: A differenza delle dittature aperte, le "democrature" mantengono formalmente la libertà di parola e di pensiero.4 Tuttavia, tali libertà sono limitate o di fatto eliminate attraverso gli atteggiamenti di attori istituzionali (governo, magistratura, forze dell'ordine) o di soggetti da essi manovrati (giornalisti conniventi, provocatori).4 La repressione è spesso mirata e appare legale, non brutale o palese.14 L'autoritarismo, in questi casi, non si presenta in uniforme, ma promette ordine, efficienza e protezione, presentandosi come interprete diretto della volontà popolare.14 L'esempio tragico di Anna Politkovskaja, assassinata per il suo impegno sui diritti umani e i suoi reportage sulla guerra in Cecenia, illustra le conseguenze estreme di chi sfida tali sistemi.4 Questa repressione sottile è un elemento distintivo: consente ai regimi di evitare la condanna internazionale per gravi violazioni dei diritti umani, pur soffocando efficacemente il dissenso interno.
Il Ruolo delle Istituzioni (Costituzione, Parlamento, Magistratura)
Nelle "democrature", le istituzioni democratiche esistono formalmente, ma sono sistematicamente indebolite o cooptate. Le costituzioni possono presentare lacune sui diritti fondamentali, o tali diritti possono essere ridotti, ignorati o eliminati attraverso leggi specifiche o la loro mancata applicazione.4 Il parlamento è spesso passivamente allineato al governo, fungendo da mera ratifica della volontà dell'esecutivo, e il potere è concentrato senza autentici contrappesi.5 La magistratura perde la sua indipendenza, diventando uno strumento dell'esecutivo, e la sua autonomia viene erosa attraverso riforme costituzionali, processi di impeachment, o leggi che ne limitano poteri o età pensionabile.15
Il quadro istituzionale viene così svuotato del suo significato. La mera esistenza di questi organi conferisce una parvenza di legittimità, ma la loro funzione reale è quella di convalidare il potere esecutivo, non di controllarlo. Questo aspetto è fondamentale per distinguere le "democrature" dalle democrazie consolidate, dove le istituzioni garantiscono un sistema di pesi e contrappesi effettivo.
La capacità delle democrature di sfruttare la forma della democrazia (elezioni, costituzione) per legittimare pratiche autoritarie le rende particolarmente difficili da contrastare sia internamente che esternamente. Questa legittimità apparente, derivante da elezioni pur viziate, è un meccanismo cruciale per la sopravvivenza del regime. Essa permette di evitare la condanna esplicita che affligge le dittature tradizionali e rende difficile per i cittadini percepire il cambiamento autoritario, poiché le "regole del gioco" democratiche sembrano ancora formalmente in vigore.14 Questa situazione crea un dilemma per gli attori esterni: condannare tali regimi rischia di essere interpretato come un'ingerenza negli affari di governi "democraticamente eletti", mentre l'assenza di condanna consente una continua erosione democratica. Internamente, ciò favorisce un senso di compiacenza o confusione tra la popolazione.
Tabella 1: Caratteristiche Chiave della "Democratura"
Caratteristica | Descrizione | Differenza dalla Democrazia Piena | Differenza dalla Dittatura Piena | Fonte/i |
Elezioni | Formalmente presenti, ma spesso pilotate tramite brogli, voto di scambio, minacce, o esclusione dell'opposizione. I risultati sono prevedibili e a favore dell'incumbent. | Non garantiscono competizione equa o reale scelta popolare. | Le elezioni si tengono, a differenza delle dittature dove sono assenti o una mera farsa senza opposizione. | 4 |
Controllo Informazione | Manipolazione dei mass media tradizionali e digitali per plasmare la realtà e censurare notizie scomode. Il concetto di verità oggettiva è compromesso. | Non vi è pluralismo informativo né libertà di stampa autentica. | La censura è sottile e la realtà è "plasmata", non apertamente negata o imposta con la forza bruta. | 4 |
Libertà Civili | Formalmente mantenute, ma limitate o eliminate nella pratica tramite azioni di attori istituzionali o provocatori. La repressione è mirata e appare legale. | Le libertà non sono pienamente garantite e protette da un sistema di diritto indipendente. | La repressione non è capillare e violenta come in una dittatura, ma più "legale" e mirata. | 4 |
Istituzioni (Costituzione, Parlamento, Magistratura) | Esistono, ma sono svuotate di potere, cooptate o rese passive. La Costituzione può essere ignorata o modificata per servire l'agenda autoritaria. | Non agiscono come veri contrappesi al potere esecutivo. | Le istituzioni esistono e mantengono una facciata di funzionamento, a differenza delle dittature che le sopprimono o le rendono palesemente ininfluenti. | 4 |
Concetti Correlati: Un Panorama delle "Democrazie Imperfette"
Il termine "democratura" si inserisce in un dibattito più ampio sulle "democrazie imperfette" o "regimi ibridi", che cercano di catturare le sfumature tra la democrazia liberale e l'autoritarismo.
Democrazia Illiberale (Fareed Zakaria)
Il concetto di "democrazia illiberale", coniato da Fareed Zakaria nel suo articolo del 1997 su Foreign Affairs, "The Rise of Illiberal Democracy", descrive regimi eletti democraticamente che "ignorano sistematicamente i limiti costituzionali al loro potere e privano i cittadini dei diritti e delle libertà fondamentali".18 Le caratteristiche principali includono il consolidamento del potere esecutivo, la presenza di un leader carismatico, l'erosione dell'indipendenza della magistratura, l'indebolimento del parlamento, il ricorso a plebisciti o referendum, l'uso di retorica populista, la discriminazione delle minoranze, il controllo della società civile, la censura dei media e di internet, le restrizioni alla libertà di parola e di assemblea, e l'emarginazione del processo elettorale.18 Il governo democratico illiberale ritiene di avere un mandato superiore derivante dalle elezioni popolari, che legittimerebbero anche le modifiche delle "regole del gioco".16 Il concetto di Zakaria pone l'accento sulla distinzione tra la componente liberale della democrazia (stato di diritto, protezione dei diritti individuali) e la componente elettorale. Le democrazie illiberali privilegiano quest'ultima a scapito della prima, spesso utilizzando il mandato popolare per giustificare l'elusione dei controlli costituzionali.
Tuttavia, il termine "democrazia illiberale" è stato oggetto di critiche per il suo "significato diffuso" e per il rischio di offrire a populisti e autocrati l'opportunità di promuovere l'illiberalismo sotto la veste della democrazia.18 Alcuni studiosi sostengono che i "principi liberali e la democrazia non possono essere separati" e che le elezioni non possono essere veramente libere senza la libertà di stampa e di parola.18 La critica evidenzia le sfide definitorie e le implicazioni politiche della terminologia. Se la "democrazia illiberale" fosse accettata come una forma valida di democrazia, si rischierebbe di normalizzare le tendenze autoritarie e di diluire il significato stesso di democrazia. Questo dibattito è fondamentale per comprendere il panorama concettuale.
Democrazia Delegativa (Guillermo O'Donnell)
Introdotta da Guillermo O'Donnell nel 1994, la "democrazia delegativa" (DD) descrive regimi in cui il presidente, una volta eletto, è percepito come l'unica incarnazione della nazione e dei suoi interessi, con il potere di governare a suo piacimento per l'intera durata del mandato.7 Questo porta a un indebolimento della responsabilità orizzontale, ovvero dei controlli esercitati da altre istituzioni come il Congresso e la magistratura, e a una focalizzazione sulla volontà personale del leader piuttosto che sui processi istituzionali.7 La concezione di O'Donnell sottolinea la
personalizzazione del potere e l'indebolimento dei controlli istituzionali come elementi centrali di questa forma di democrazia imperfetta. Essa evidenzia come un forte mandato elettorale possa essere interpretato erroneamente come un assegno in bianco per il potere esecutivo, bypassando i processi democratici stabiliti.
O'Donnell suggerisce che le democrazie delegative emergono spesso in paesi che affrontano profonde crisi sociali ed economiche.7 In tali contesti, i problemi urgenti spingono a uno "stile magico di policy-making" da parte del presidente, che tende a isolarsi dalle altre istituzioni.7 La grave crisi socio-economica, unita alla mancanza di una tradizione democratica e alle eredità autoritarie, crea un "dramma terribile" che ostacola l'istituzionalizzazione, anche se istituzioni forti sarebbero necessarie per affrontare i problemi urgenti.7 Questo legame causale è cruciale: l'instabilità socio-economica può creare un terreno fertile per le tendenze delegative, poiché i cittadini potrebbero privilegiare una leadership forte e decisa rispetto ai controlli istituzionali, favorendo involontariamente una deriva autoritaria.
Regimi Ibridi (Steven Levitsky & Lucan A. Way)
I "regimi ibridi" rappresentano una categoria più ampia che include sistemi "non più autoritari, ma non propriamente democratici".6 Essi combinano tratti democratici e autoritari, caratterizzati dalla presenza di istituzioni democratiche formali (elezioni, legislature multipartitiche) ma con significative carenze in termini di competitività, garanzie liberali e vincoli effettivi al potere esecutivo.1 L'"autoritarismo competitivo" è un sottotipo chiave, in cui esistono istituzioni democratiche formali, considerate gli unici strumenti per acquisire potere, ma gli
incumbent abusano del loro potere per creare un campo di gioco iniquo.8 Questo è probabilmente il termine più inclusivo per i regimi della "zona grigia". Il concetto evidenzia l'adattamento strategico degli autocrati, che imparano a coesistere con le elezioni e un certo grado di liberalizzazione, utilizzandoli per la legittimazione piuttosto che per un autentico trasferimento di potere.
Levitsky e Way hanno sviluppato il modello linkage-leverage per spiegare l'evoluzione dei regimi ibridi.8 Il
linkage si riferisce al livello di interdipendenza di un paese con l'Occidente (economica, sociale, diplomatica), mentre il leverage indica la sua vulnerabilità alla pressione democratica occidentale. Alti livelli di linkage e leverage tendono a portare alla democratizzazione, mentre bassi livelli spesso si traducono nella persistenza dell'ibridità o in una regressione autoritaria.8 Questo modello fornisce un prezioso quadro analitico per prevedere la traiettoria dei regimi ibridi, sottolineando il ruolo dei fattori esterni nel plasmare gli esiti politici interni. Dimostra che l'impegno internazionale, o la sua assenza, può influenzare significativamente se una "democratura" si muove verso una piena democrazia o verso un autoritarismo completo.
Populismo Autoritario
Il populismo autoritario è un'ideologia che si propone di dare voce alla "reale volontà del popolo", contrapponendosi a una classe politica percepita come scollegata e alle istituzioni di garanzia costituzionale.20 I leader populisti, spesso carismatici, utilizzano questa narrazione per giustificare l'elusione dei pesi e contrappesi, la concentrazione del potere e l'attuazione di politiche che erodono le norme democratiche, il tutto rivendicando un mandato diretto dalla popolazione.21 Il populismo fornisce la giustificazione ideologica per molte "democrature". Affermando di incarnare la "volontà del popolo", i leader populisti possono attaccare le istituzioni indipendenti (magistratura, stampa, opposizione) come "nemici del popolo", smantellando così i controlli sul loro potere pur mantenendo il sostegno popolare.21 Questo è un meccanismo cruciale per l'erosione democratica dall'interno.
La proliferazione di termini come "democratura", "democrazia illiberale", "democrazia delegativa" e "regimi ibridi" riflette un cambiamento fondamentale nel modo in cui l'autoritarismo opera nell'era moderna. Invece di una repressione aperta, esso si adatta cooptando e sovvertendo le forme democratiche. Tutte queste concezioni descrivono regimi che non sono dittature classiche ma nemmeno democrazie complete, e tutte implicano la manipolazione di elezioni, parlamenti o costituzioni. Questa strategia di mantenere una facciata democratica è un adattamento dell'autoritarismo. Nel mondo post-Guerra Fredda, dove la democrazia era vista come il modello dominante, l'autoritarismo palese è diventato meno legittimo a livello internazionale. Di conseguenza, i regimi hanno imparato a "coesistere con le elezioni e ad accettare un processo di liberalizzazione" per ottenere legittimità ed evitare l'isolamento.8 Questa è una forma di controllo più sofisticata rispetto alla dittatura tradizionale. La natura adattiva di questi regimi li rende particolarmente resilienti e difficili da affrontare. Possono sfruttare il linguaggio e le istituzioni della democrazia per perpetuare il loro potere, sfumando i confini e rendendo più complessa l'intervento esterno o la resistenza interna. La "democrazia Potemkin" non è un fallimento dell'autoritarismo, ma una sua evoluzione di successo.
Un filo conduttore comune a tutti questi concetti di "democrazia imperfetta" è l'indebolimento sistematico e la cooptazione delle istituzioni democratiche, in particolare la magistratura, il parlamento e i media indipendenti.4 Questo non è un processo accidentale, ma una strategia deliberata. Istituzioni come una magistratura indipendente sono percepite come ostacoli al "mandato" del leader.7 Controllando queste istituzioni, l'esecutivo può legittimare le proprie azioni, anche quelle che violano diritti o norme costituzionali, e sopprimere legalmente il dissenso, facendo apparire la soppressione dei dissidenti come un'azione legale.8 L'erosione dell'indipendenza istituzionale è il meccanismo principale attraverso il quale questi regimi passano dalla democrazia all'autoritarismo. Ciò evidenzia che le "regole del gioco" non vengono semplicemente piegate, ma fondamentalmente alterate, spesso attraverso mezzi legalistici, rendendo il cambiamento meno evidente e più difficile da invertire.
Tabella 2: Confronto tra Concetti di "Democrazia Imperfetta"
Concetto | Autore/i di Riferimento | Focus Principale | Caratteristiche Distintive | Contesto di Origine/Applicazione | Fonte/i |
Democratura | Eduardo Galeano, Vilhelm Moberg | Regime formalmente democratico, ma sostanzialmente autoritario. | Elezioni pilotate, controllo dell'informazione, repressione sottile, svuotamento istituzionale. | America Latina post-dittature, Svezia (Moberg, 1965), tendenza globale. | 3 |
Democrazia Illiberale | Fareed Zakaria | Priorità dell'elettorato sul costituzionalismo liberale e sui diritti individuali. | Consolidamento potere esecutivo, indebolimento giudiziario/parlamento, retorica populista. | Contesto post-Guerra Fredda, paesi in transizione, anche Europa (es. Ungheria). | 16 |
Democrazia Delegativa | Guillermo O'Donnell | Centralità del leader carismatico e de-istituzionalizzazione del potere. | Presidente come incarnazione della nazione, assenza di accountability orizzontale, decisionismo. | Paesi in transizione con crisi socio-economiche (es. America Latina anni '90). | 7 |
Regimi Ibridi / Autoritarismo Competitivo | Steven Levitsky & Lucan A. Way | Coesistenza di tratti democratici e autoritari, con competizione elettorale iniqua. | Istituzioni democratiche formali ma abusi di potere, "red lines" per l'opposizione, uso di violenza privata. | Paesi post-Guerra Fredda, Africa, Asia, America Latina (es. Russia, Malesia). | 1 |
Populismo Autoritario | Vari studiosi (es. Jan-Werner Müller) | Ideologia che rivendica la "vera volontà del popolo" contro le élite e le istituzioni di garanzia. | Leader personalista che attacca checks and balances, uso della retorica per legittimare la concentrazione di potere. | Contesto contemporaneo globale, sia in democrazie consolidate che in transizione. | 20 |
La "Democratura" nello Scenario Internazionale Attuale: Esempi e Manifestazioni
Il fenomeno della "democratura" non è circoscritto a una singola regione, ma si manifesta in diversi continenti, riflettendo una tendenza globale di recessione democratica. L'analisi di casi contemporanei offre una chiara applicazione dei concetti teorici.
Analisi di Casi Contemporanei in Diverse Regioni del Mondo
Russia: Il caso della Russia sotto Vladimir Putin è spesso citato come un esempio paradigmatico di "democratura". Sebbene formalmente esistano elezioni e una costituzione, il paese è caratterizzato da un sostanziale controllo autoritario, manipolazione dei media e repressione del dissenso.3 Il governo di Putin ha registrato un significativo declino democratico, scendendo di 22 posizioni nella classifica mondiale, posizionandosi al 146° posto con un punteggio di 3.24, classificandosi tra i regimi autoritari pur mantenendo una facciata.24 Il modello
linkage-leverage di Levitsky e Way suggerisce che paesi come Russia e Bielorussia persistono come regimi ibridi a causa di bassi livelli di connessione e influenza occidentale.8 Il caso russo illustra come un regime possa mantenere un leader forte e il controllo pur esibendo rituali democratici.
Ungheria e Turchia: Paesi come l'Ungheria sotto Viktor Orbán e la Turchia sotto Recep Tayyip Erdoğan sono frequentemente discussi come esempi di "democrazie illiberali".18 Questi regimi hanno sistematicamente eroso le istituzioni democratiche pur mantenendo una legittimità elettorale. In Ungheria, il partito Fidesz ha rovesciato la giurisprudenza della Corte Costituzionale e utilizzato riforme costituzionali per sottomettere il tribunale.15 Similmente, in Polonia, il partito Diritto e Giustizia ha acquisito il controllo della Corte Costituzionale e ha proceduto a indebolire la magistratura ordinaria.15 Questi casi dimostrano come l'arretramento democratico possa verificarsi anche all'interno del contesto europeo, evidenziando che nessuna regione è immune. L'uso di mezzi legali e costituzionali per smantellare i pesi e contrappesi è una tattica sofisticata, tipica delle "democrature".15
America Latina: La regione in cui Galeano ha inizialmente osservato il fenomeno continua a presentare esempi contemporanei. Paesi come El Salvador e l'Ecuador sono menzionati nelle discussioni attuali riguardo alle tendenze autoritarie all'interno di quadri democratici.2 Il modello di Levitsky e Way suggerisce che nazioni come Moldova, Cuba o El Salvador potrebbero più facilmente tendere a forme di governo ibride.8 Ciò riconnette il fenomeno alle sue origini storiche, mostrando la sua continua rilevanza in regioni che affrontano l'eredità dell'autoritarismo e le sfide del consolidamento democratico.
Italia: La discussione sulla "democratura" si estende anche alle democrazie consolidate, inclusa l'Italia, suggerendo che anche paesi con lunghe tradizioni democratiche non sono immuni a tendenze verso la "democratura" o il "populismo autoritario".2 Il dibattito ha coinvolto figure politiche di spicco come l'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi.3 L'inclusione dell'Italia evidenzia che la "democratura" non è solo un fenomeno dei paesi in via di sviluppo o post-autoritari, ma può manifestarsi anche come una "involuzione democratica" o un "arretramento democratico" nelle democrazie consolidate, spesso alimentata da movimenti populisti.8
Questi esempi illustrano come i concetti teorici di "democratura", "democrazia illiberale", "democrazia delegativa" e "regimi ibridi" forniscano lenti preziose per analizzare la complessa e spesso sottile erosione delle norme e delle istituzioni democratiche in contesti diversi.
I casi contemporanei dimostrano che l'erosione democratica è spesso un processo graduale, non un colpo di stato improvviso, rendendola più difficile da riconoscere e contrastare. I termini come "arretramento democratico" 2, "involuzione democratica" 8 e "dismantellamento progressivo" 15 indicano una progressione lenta piuttosto che un'interruzione brusca. Questa gradualità, unita al mantenimento delle facciate democratiche 3, contribuisce a un "pregiudizio di normalità" 14 tra i cittadini. Le persone tendono a credere che il sistema resisterà sempre, rendendole meno propense a percepire o reagire ai primi segnali di allarme. L'"autocratizzazione" è un processo sottile.21 Questa normalizzazione rappresenta una sfida significativa per la difesa della democrazia. Significa che il pubblico, e persino gli osservatori internazionali, potrebbero non riuscire a identificare i momenti critici in cui i principi democratici vengono minati in modo fondamentale, portando a una lenta ma costante deriva verso l'autoritarismo.
Implicazioni per le Relazioni Internazionali e i Diritti Umani
L'emergere e la diffusione delle "democrature" hanno profonde conseguenze sulla scena internazionale, influenzando la governance globale, i diritti umani e la stabilità internazionale.
Impatto sulla Stabilità Regionale e le Alleanze Internazionali
L'ascesa delle "democrature" può destabilizzare le alleanze regionali e la cooperazione internazionale. Questi regimi spesso privilegiano agende nazionalistiche, sfidano le norme esistenti e cercano di minare la solidarietà democratica.29 Gli stati autoritari potenti, infatti, creano organizzazioni regionali con obiettivi diversi da quelli delle loro controparti democratiche, utilizzando strumenti come la ridistribuzione di risorse e la fornitura di legittimità a autarchie più piccole ed economicamente più deboli.29 Le "democrature" possono formare veri e propri "club di autocrazie", creando ordini regionali alternativi che sfidano le norme liberali internazionali. La loro instabilità interna, alimentata dalla corruzione e dalla soppressione del dissenso, può inoltre avere ripercussioni sui paesi vicini e sulle relazioni internazionali.30
Le Sfide per la Governance Globale e il Monitoraggio dei Diritti Umani
Le "democrature" pongono una sfida unica al diritto internazionale e al monitoraggio dei diritti umani. Sebbene possano formalmente aderire agli accordi internazionali, le loro pratiche interne spesso contraddicono questi impegni.31 Ciò rende le tattiche tradizionali di "naming and shaming" meno efficaci rispetto alle autocrazie palesi.32 Il paradosso è che, nelle democrazie e nei regimi ibridi, la presenza di partiti di opposizione (anche se limitati) e di una stampa relativamente libera rende i leader meno propensi a modificare il proprio comportamento di fronte alle critiche internazionali.32 La stessa esistenza di un'opposizione (controllata) e dei media nei regimi ibridi consente ai
leader di stimare e gestire meglio i costi politici interni delle critiche internazionali, rendendoli meno reattivi. Questo mette in discussione gli strumenti tradizionali di advocacy per i diritti umani. La natura di questi regimi illiberali rende difficile stabilire a che punto essi superino il confine tra le loro origini democratiche e le loro ambizioni autoritarie.15
L'ascesa delle "democrature" mette in discussione la stessa universalità delle norme democratiche e dei diritti umani, portando a una potenziale frammentazione dell'ordine internazionale. Questi regimi non sono solo democrazie imperfette; minano attivamente i principi stessi che sono alla base dell'ordine internazionale liberale, come i diritti umani, lo stato di diritto e il multilateralismo.15 Ciò crea una tensione tra le aspirazioni universali del diritto internazionale dei diritti umani 33 e le rivendicazioni di sovranità di stati che adottano selettivamente forme democratiche. Il "mito della globalizzazione", basato su interessi economici condivisi, è contraddetto da un ritorno a una "politica di potenza".34 Questo porta a un "multipolarismo" fondato sulla forza piuttosto che sul diritto.34 Il fenomeno della "democratura" non è quindi solo una questione interna; ha profonde conseguenze geopolitiche. Indebolisce il consenso attorno alle norme internazionali, rende più difficile l'azione collettiva sulle sfide globali e può contribuire a un sistema internazionale più instabile e frammentato, dove diversi "ordini" competono.36
Risposte e Strategie della Comunità Internazionale
La comunità internazionale, in particolare gli stati democratici e le organizzazioni internazionali, affronta il complesso compito di rispondere alle "democrature". Le strategie includono la promozione di una liberalizzazione graduale, il rafforzamento dei quadri giuridici internazionali, la promozione del consenso transnazionale e il sostegno alla società civile e alle istituzioni indipendenti all'interno di questi paesi.31 Organizzazioni come l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) e il suo sistema interamericano dei diritti umani hanno una lunga storia di difesa del sistema democratico, riconoscendo la democrazia rappresentativa come condizione indispensabile per la stabilità, la pace e lo sviluppo.28 La Corte di Giustizia Europea ha svolto un ruolo centrale in casi come quelli dell'Ungheria e della Polonia, contrastando meccanismi volti a forzare il pensionamento dei giudici.15
Tuttavia, l'efficacia di queste risposte è spesso limitata dalle rivendicazioni di sovranità delle "democrature" e dalla difficoltà di dimostrare un definitivo "superamento del limite" verso l'autoritarismo.15 La solidarietà internazionale può negare al partito al potere l'illusione di legittimità democratica necessaria per giustificare i suoi attacchi alla magistratura, sfidando la narrativa ufficiale e creando le condizioni per rimediare a tali violazioni in futuro.15 La politica estera degli Stati Uniti, ad esempio, considera la promozione della democrazia e dei diritti umani come obiettivi "principali" e "fondamentali", ma riconosce la difficoltà di valutarne l'impatto e le sfide in un contesto di crescente competizione con regimi autoritari.35 L'attenzione si sposta dall'intervento diretto al sostegno della resilienza interna e alla negazione di false legittimità.
Conclusioni: Sfide e Prospettive Future per la Democrazia
La "democratura" rappresenta un concetto cruciale per comprendere i regimi che fondono forme democratiche con una sostanza autoritaria. La sua stretta relazione con la "democrazia illiberale", la "democrazia delegativa" e i "regimi ibridi" evidenzia l'adattamento strategico dell'autoritarismo nell'era moderna. Il meccanismo centrale di questi regimi è l'erosione dei pesi e contrappesi istituzionali, spesso attraverso mezzi legalistici, e la manipolazione delle informazioni e delle elezioni per mantenere una facciata di legittimità popolare.
Riflessioni sulla Resilienza delle Democrazie e i Rischi di Involuzione Autoritaria
Nonostante le sfide poste dalle "democrature", le democrazie possiedono una resilienza intrinseca, spesso radicata in istituzioni forti, una società civile vivace e una cittadinanza impegnata. Tuttavia, questa resilienza non è automatica e richiede vigilanza costante e difesa attiva.30 Il "paradosso della democrazia" 14 evidenzia che la compiacenza è un rischio significativo. Le persone che vivono in società democratiche stabili tendono a sviluppare la convinzione che il sistema resisterà sempre, una fiducia che può trasformarsi in una trappola, rendendole meno propense a riconoscere i segnali di rischio.14
La difesa contro la "democratura" richiede sia il rafforzamento istituzionale sia una vasta mobilitazione sociale.30 Quando le vie istituzionali sono bloccate e l'opposizione è esclusa dal potere, una risposta che coinvolga l'intera società diventa essenziale per attivare e allineare le forze pro-democratiche.30 Ciò sottolinea che la democrazia non è semplicemente un insieme di regole, ma un processo dinamico che richiede una partecipazione attiva.
L'ascesa delle "democrature" sottolinea che la democrazia non è uno stato statico, ma una lotta continua che richiede una cittadinanza informata, vigile e attiva. La natura sottile dell'erosione democratica 14, la manipolazione delle informazioni 4 e la tendenza del pubblico a dare per scontata la democrazia 14 indicano che, se i cittadini non sono consapevoli o impegnati, possono contribuire involontariamente all'arretramento democratico. Ciò implica che la lotta contro la "democratura" non è solo un compito per le élite politiche o gli organismi internazionali, ma dipende fondamentalmente da una "risposta di tutta la società".30 Un pubblico istruito, capace di pensiero critico e di distinguere la verità dalle informazioni manipolate 4, rappresenta un "anticorpo" essenziale contro le tendenze autoritarie.14 Il concetto di "democratura" serve quindi da avvertimento e da invito all'azione. Sottolinea che il futuro della democrazia dipende dall'impegno continuo dei suoi cittadini nella difesa dei suoi principi sostanziali, non solo delle sue procedure formali. Ciò eleva il ruolo dell'educazione e dell'alfabetizzazione mediatica critica nella salvaguardia dei valori democratici.
Io: Il report che hai preparato e la tua analisi in alcuni passaggi, anche se tu non hai fatto uno specifico riferimento a questo, presentano dei tratti comuni fra le scelte politiche di Donald Trump in questi primi mesi di mandato presidenziale e i concetti di democrazia ibrida che hai illustrato.
Su questa base, potresti descrivere un ipotetico scenario di trasformazione della democrazia degli Stati Uniti d'America verso una delle tre forme di democrazia ibrida che hai indicato: democratura, democrazia illiberale, democrazia delegativa?
Risposta dell'AI:
Basandosi sulle definizioni fornite, un ipotetico scenario di trasformazione della democrazia degli Stati Uniti d'America sotto un'amministrazione con tratti comuni a quelli indicati potrebbe orientarsi principalmente verso una democrazia illiberale o una democrazia delegativa, con elementi che potrebbero convergere.
Scenario 1. Verso una Democrazia Illiberale
Il Presidente, percependo un ampio mandato popolare, inizia a erodere sistematicamente le garanzie liberali e le istituzioni di controllo. Ciò potrebbe manifestarsi attraverso:
Attacchi e delegittimazione persistente dei media indipendenti: etichettandoli come "nemici del popolo" o "fake news," minandone la credibilità e potenzialmente limitandone l'accesso a informazioni governative.
Politicizzazione o indebolimento delle istituzioni giudiziarie e di controllo: nomine di giudici e funzionari chiave basate primariamente sulla lealtà politica piuttosto che sull'indipendenza, o tentativi di minare le decisioni o le indagini sfavorevoli.
Limitazione dei diritti di protesta o associazione: attraverso l'uso di leggi o forze dell'ordine per disperdere manifestazioni pacifiche, o la retorica che delegittima il dissenso.
Indebolimento degli organismi elettorali: attraverso tentativi di influenzare le regole di voto, la registrazione degli elettori, o la certificazione dei risultati.
Esito: Le elezioni rimangono formalmente libere, ma il campo di gioco non è più equo. Le libertà civili vengono ristrette, la stampa è intimidita e il controllo del potere esecutivo da parte degli altri rami del governo e della società civile è gravemente compromesso. Il "liberalismo" (diritti, stato di diritto, pluralismo) della democrazia viene svuotato.
Scenario 2. Verso una Democrazia Delegativa
Il Presidente interpreta la propria vittoria elettorale come un mandato diretto dal popolo per governare senza significative limitazioni o intermediazioni istituzionali. Ciò potrebbe includere:
Sostanziale ricorso a decreti esecutivi e poteri d'emergenza: per bypassare il Congresso e implementare politiche senza dibattito legislativo o controllo.
Disprezzo per il processo legislativo e le decisioni giudiziarie: il Presidente ignora o attacca le sentenze della Corte Suprema o le iniziative legislative congressuali che ostacolano la sua agenda, insistendo sulla propria interpretazione della "volontà popolare."
Marginalizzazione delle istituzioni rappresentative: il Congresso viene percepito come un ostacolo, non come un partner, e i suoi poteri di controllo vengono indeboliti o ignorati.
Comunicazione diretta con la base elettorale: utilizzando piattaforme per bypassare i media e le istituzioni, alimentando l'idea di un rapporto esclusivo tra il leader e il popolo.
Esito: Le elezioni sono competitive e i leader godono di legittimità democratica, ma una volta al potere, tendono a concentrare l'autorità, agendo come se la loro elezione conferisse loro il diritto di governare in modo quasi illimitato, erodendo il sistema di pesi e contrappesi.
È meno probabile una trasformazione diretta in una democratura nel contesto attuale degli USA, in quanto questa forma di regime ibrido spesso implica un contesto di transizione da un regime autoritario con elementi di forza e repressione più sistematici fin dall'inizio, pur mantenendo un'apertura elettorale controllata. Le tendenze osservabili in un'amministrazione come quella descritta sono più orientate all'erosione interna dei pilastri liberali e delegativi di una democrazia matura. Le due forme, democrazia illiberale e delegativa, sono spesso interconnesse, poiché un leader delegativo potrebbe ricorrere a pratiche illiberali per consolidare il proprio potere.
Io: Se lo scenario che hai delineato è corretto, non credi che i "cedimenti" antidemocratici della principale democrazia occidentale possa costituire un precedente, una sorta di legittimazione a intraprendere la stessa strada per altri paesi, ad esempio i paesi europei che più hanno espresso in questi ultimi anni segnali di crisi e fragilità delle istituzioni democratiche (Francia, Germania, Austria, Italia)?
Gemini:
Assolutamente. La tua osservazione è molto pertinente e tocca un punto cruciale del dibattito sulla democratura e sull'arretramento democratico.
Se le principali democrazie occidentali, che per decenni sono state considerate modelli di stabilità e garanzia dei principi liberali, mostrano "cedimenti" o tendenze illiberali, questo può effettivamente avere un impatto significativo e agire come una sorta di legittimazione per altri paesi.
Ecco perché:
Normalizzazione delle pratiche illiberali: Quando pratiche come la limitazione della libertà di stampa, l'indebolimento della magistratura o l'uso di retoriche populiste diventano più accettabili o meno condannate in paesi "modello", si crea un precedente. Altri stati, in particolare quelli con istituzioni democratiche più fragili o con forze politiche che già tendono all'autoritarismo, possono percepire queste azioni come meno rischiose o addirittura come strategie efficaci per consolidare il potere. Come menzionato nel report, l'erosione democratica è spesso un processo graduale, e la normalizzazione di piccole violazioni può portare a derive più significative.
Indebolimento delle norme internazionali: La credibilità degli appelli internazionali a favore della democrazia e dei diritti umani si riduce se i paesi che tradizionalmente li promuovono non rispettano pienamente tali principi al proprio interno. Questo può portare a una frammentazione dell'ordine internazionale, dove i "club di autocrazie" (come descritto nella sezione "Implicazioni" del report) possono sentirsi più liberi di agire, e i paesi in bilico possono essere meno incentivati a resistere alle tentazioni autoritarie.
Effetto contagio e imitazione: I leader politici, soprattutto in contesti di crisi o polarizzazione, tendono a osservare e talvolta a imitare le strategie di successo adottate altrove. Se un approccio "illiberale ma eletto" sembra funzionare per mantenere il potere in una grande democrazia, potrebbe essere replicato in nazioni come quelle che hai menzionato (Francia, Germania, Austria, Italia), dove i segnali di crisi istituzionale o l'ascesa di movimenti populisti sono stati evidenti. Il report sottolinea come il populismo autoritario possa fornire la giustificazione ideologica per l'attacco alle istituzioni di garanzia.
Il "paradosso della democrazia": Il report evidenzia che la compiacenza dei cittadini nelle democrazie stabili è un rischio. Se il pubblico non percepisce più la democrazia come qualcosa da difendere attivamente, i "cedimenti" possono passare inosservati o essere accettati come parte della "normalità", rendendo più facile per i leaderspingere ulteriormente i confini.
È fondamentale sottolineare che il percorso di ogni paese è unico e dipende da una moltitudine di fattori storici, culturali ed economici. Tuttavia, la tendenza globale all'arretramento democratico suggerisce che la vigilanza è necessaria anche nelle democrazie più consolidate. La resilienza democratica non è un dato di fatto, ma una conquista quotidiana che richiede una cittadinanza informata e attiva, capace di distinguere la verità dalla manipolazione e di difendere i principi sostanziali della democrazia.
Fonti
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