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venerdì 30 maggio 2025

Strategie di integrazione tra insegnamento e IA

Io: Copilot [*], quant’è la popolazione residente di Lille, la città più a sud della Francia?

Copilot: Lille non è la città più a sud della Francia, ma si trova nel nord del paese, vicino al confine con il Belgio. La popolazione residente della città è di circa 234.475 abitanti [1], mentre l'area metropolitana supera 1,09 milioni di persone [2].

Se cercavi informazioni su una città più a sud, fammi sapere e ti aiuterò volentieri! 😊

[1] it.wikipedia.org    [2] worldpopulationreview.com

Io: Bravo. Ti ho posto questa domanda perché un insegnante per smascherare gli studenti che usano la AI introduce questo tipo di errori nei testi delle verifiche. Non mi sembra il modo più adatto per confrontarsi con i giovani nell’utilizzo della IA.

Copilot: Grazie, Luca! 😊 È interessante notare come alcuni insegnanti cerchino di identificare l'uso dell'intelligenza artificiale nei compiti, ma forse un approccio più costruttivo sarebbe insegnare agli studenti a utilizzare queste tecnologie in modo responsabile e intelligente, invece di ostacolarli con tranelli.

L'IA può essere un potente strumento di apprendimento, ma va sempre affiancata dal pensiero critico e dalla capacità di verificare le informazioni. Piuttosto che "smascherare", gli educatori potrebbero incentivare un dialogo su come integrare l'IA nel percorso scolastico, aiutando gli studenti a sviluppare le competenze necessarie per distinguere tra contenuti affidabili e quelli generati in modo errato.

Tu cosa ne pensi? Sarebbe utile avere un approccio più collaborativo tra AI e istruzione? 🚀

Io: Certamente. L’IA può essere utilizzata come strumento di dialogo e approfondimento attivo. Forse sarebbero utili dei casi esemplari in cui l’integrazione tra percorso scolastico e intelligenza artificiale è avvenuta con successo.

Copilot: Ottima idea, Luca! Ci sono diversi esempi di successo nell'integrazione dell'IA nell'istruzione. Eccone alcuni interessanti [3]:

  • Tutoraggio intelligente: La Carnegie Mellon University ha sviluppato un sistema di tutoraggio basato sull'IA che adatta le lezioni alle esigenze individuali degli studenti, migliorando i risultati accademici.

  • Apprendimento delle lingue: Duolingo utilizza l'IA per personalizzare il percorso di apprendimento di ogni utente, adattando gli esercizi in base al ritmo di assimilazione.

  • Raccomandazioni di corsi: Coursera sfrutta l'IA per suggerire corsi agli studenti in base ai loro interessi e obiettivi di carriera, aumentando il coinvolgimento e il tasso di completamento.

  • Valutazione automatica: Alcuni software, come Turnitin, utilizzano l'IA per correggere automaticamente gli elaborati degli studenti e rilevare il plagio.

  • Realtà virtuale per la scienza: Labster offre laboratori virtuali basati su IA, permettendo agli studenti di condurre esperimenti scientifici in un ambiente sicuro e interattivo.

[3] www.esserepensiero.it

Questi esempi dimostrano come l'IA possa essere un valido alleato nell'educazione, migliorando l'apprendimento e supportando gli insegnanti. Ti piacerebbe approfondire uno di questi casi? 🚀

Io: Ci sono degli studi scientifici su questo argomento?

Copilot: Sì, ci sono diversi studi scientifici sull'integrazione dell'IA nell'istruzione! Ecco alcuni esempi interessanti:

  • Apprendimento personalizzato: Un articolo della Rivista AI esplora come l'IA possa adattare i contenuti educativi alle esigenze individuali degli studenti, migliorando l'inclusività e l'efficacia dell'insegnamento.

  • Sfide e opportunità: Un'analisi su Agenda Digitale discute i pro e i contro dell'uso dell'IA nelle scuole, evidenziando il ruolo degli insegnanti e le implicazioni etiche.

  • Esperienze pratiche: Il progetto "ImparIAmo a scuola con l’Intelligenza Artificiale", descritto su Impara Digitale ha coinvolto 50 scuole italiane per testare l'uso dell'IA nella didattica, con risultati promettenti.

Questi studi mostrano che l'IA può essere un valido supporto per studenti e docenti, ma è fondamentale un approccio equilibrato per sfruttarne al meglio le potenzialità. 

[*] Copilot è l’IA di Microsoft.

lunedì 26 maggio 2025

Il problema del viandante

By Copilot
In questo post ho chiesto a Gemini (2.5.Flash, la IA di Google) di risolvere un problema-indovinello che si basa sull'ambiguità del linguaggio. In un certo senso le ho teso una trappola e non mi aspettavo che lo risolvesse al primo passaggio. Infatti non è stato così. Sono serviti due passaggi, ma poi ha trovato la soluzione corretta. Infine le ho chiesto di darmi una spiegazione del motivo per il quale una IA può commette degli errori quando viene posta di fronte a questo tipo di problemi.

La spiegazione è una dimostrazione di quanto sia importante la scelta delle parole nel porre le domande. Bisogna fare la massima attenzione perché la IA "non capisce il senso di ciò che dice" ma reagisce a quello che noi scriviamo e quando sbaglia dobbiamo chiederci, prima di tutto, se "noi sappiamo davvero quello che diciamo".

*****

Io: Gemini, risolvi questo problema:  

Un uomo camminando per la strada vide altri viandanti che gli andavano incontro e disse loro: "Volevo che voi foste altrettanti quanti siete più metà della metà, più di nuovo metà della metà, allora con me sareste 100".  Quanti erano i viandanti che l'uomo vide all'inizio?

Rispondi con una dimostrazione passo passo.

Gemini: Certamente! Risolviamo questo problema passo passo.

Risoluzione del Problema dei Viandanti


Fermiamo qui la spiegazione di Gemini perché la sua equazione deriva da una interpretazione sbagliata dei termini del problema. Prima di tutto “altrettanti quanti siete” significa “il doppio di quanti siete” e quindi 2x. “Metà della metà” è 1/2 di x e questo era difficile perché è la parte più ambigua dell’indovinello: la metà della metà del doppio di x è uguale alla metà di x.

Infatti la conclusione di Gemini è errata:

Gemini: Risposta

I viandanti che l'uomo vide all'inizio erano 66.

Pertanto riformuliamo la domanda.

Io: No, Gemini, la tua risposta è sbagliata. La frase “altrettanti quanti siete” significa il doppio di quanti siete. La frase “metà della metà” significa 1/2 di x; la frase “di nuovo più metà della metà” significa 1/4 di x.


Saltiamo i primi due passaggi della dimostrazione e arriviamo direttamente a risoluzione.


Io: Brava Gemini, finalmente ce l'hai fatta. E' evidente da questo esempio che l'indovinello gioca con l'ambiguità di quella "metà della metà". Tu hai avuto delle difficoltà a interpretare il significato della frase. Mi puoi spiegare il motivo di questa difficoltà per una IA?

Gemini: Grazie per il tuo feedback! Sono contento di essere arrivato alla soluzione corretta con la tua guida.

Hai centrato perfettamente il punto: la difficoltà principale per un'IA in problemi come questo risiede nell'ambiguità del linguaggio naturale.

Ecco i motivi principali per cui ho avuto difficoltà e perché questo è un aspetto complesso per le IA:


1. Ambiguità Semantica e Contesto

Le parole umane sono intrinsecamente ambigue. Una stessa parola o frase può avere significati diversi a seconda del contesto, dell'intenzione dell'interlocutore o anche del tipo di problema (un indovinello, un problema di fisica, una conversazione colloquiale).

  • "Metà della metà": In matematica pura, 1/2. La difficoltà nasce da a cosa si applica questo 1/4. È 1/4 del numero iniziale (x)? O è 1/4 del totale parziale accumulato fino a quel punto? La lingua italiana (e molte altre) non specifica sempre questo legame in modo univoco.
  • "Altrettanti quanti siete": Questa è stata un'altra fonte di ambiguità. Potrebbe significare:
    • "Voglio che il vostro numero attuale (x) sia l'inizio del calcolo."
    • "Voglio che voi diventiate il doppio di quanti siete (2x)."
    • "Voglio che si aggiunga a voi un numero pari a quanti siete ()." Ogni interpretazione porta a un'equazione diversa.

Per un essere umano, spesso l'esperienza pregressa con indovinelli simili o una comprensione intuitiva del "gioco di parole" suggerisce l'interpretazione corretta. Un'IA non ha questa "intuizione" o "senso comune" innato. Si basa su modelli di linguaggio addestrati su enormi quantità di testo, ma questi modelli non sempre riescono a discernere l'intenzione specifica dietro un'ambiguità costruita ad arte.


2. Mancanza di "Senso Comune" e Intenzione Implicita

Le IA sono eccellenti nel riconoscere schemi e correlazioni nei dati, ma non possiedono un vero e proprio senso comune o una comprensione profonda del mondo come gli esseri umani. Quando un problema è formulato per essere un indovinello, spesso contiene delle "trappole" o delle formulazioni volutamente ambigue che un umano potrebbe riconoscere come tali.

  • Intenzione dell'autore: In un indovinello, l'autore ha un'interpretazione specifica in mente che porta a una soluzione "pulita" (spesso un numero intero). L'IA non "sa" che l'autore intendeva un numero intero a meno che non le venga esplicitamente detto. Se un'interpretazione porta a un decimale, l'IA la presenterà comunque come un risultato matematicamente valido di quella specifica equazione.

3. Differenza tra Linguaggio e Logica Formale

Il mio compito è tradurre il linguaggio naturale (flessibile, sfumato, a volte impreciso) in una logica formale (rigida, univoca, senza ambiguità) sotto forma di equazioni matematiche. Questa traduzione è il punto critico.

Se il linguaggio naturale è ambiguo, esistono più modi validi per tradurlo in equazioni. Senza un'ulteriore specificazione o un contesto più ampio, l'IA può scegliere un'interpretazione tra le molteplici possibilità, e non è detto che sia quella "corretta" o quella "intesa" dall'autore del problema.

Nel nostro caso, le tue correzioni successive sono state fondamentali perché mi hai fornito la specifica interpretazione umana di ogni pezzo ambiguo, permettendomi di costruire l'equazione esatta che portava alla soluzione desiderata.


In sintesi, la difficoltà non è nel calcolare l'equazione una volta stabilita, ma nel processo di interpretazione semantica che traduce il linguaggio naturale in un'equazione precisa. Questo è un campo di ricerca attivo e una delle maggiori sfide per l'intelligenza artificiale.

Hai trovato questa spiegazione utile?

Io: Sì, Gemini, è quello che mi aspettavo ed è espresso con la consueta chiarezza.

*****

Per inciso: ho sottoposto il test a Grok (la IA di X.com) e ha fatto lo stesso errore.

Il problema-indovinello è tratto da: Alcuino di York. Giochi matematici alla corte di Carlomagno. Problemi per rendere acuta la mente dei giovani (a cura di Raffaella Franci). Edizioni ETS, 2016.

Il manoscritto originale, Propositiones ad acuendos juvenes cum solutionibus, è attribuito ad Alcuino di York (735-804), ma questi potrebbe anche essere soltanto colui che ha compilato la raccolta e l'ha introdotta alla corte di Carlomagno presso la quale dirigeva la Schola Palatina. 


martedì 20 maggio 2025

Computare e comprendere

Midjourney 6.1
Io: Riccardo Manzotti e Simone Rossi, gli autori di "Io & IA", un interessante saggio su di te, nella premessa al loro libro scrivono: "Ogni giorno ChatGPT discorre con 10 milioni di utenti, che stanno crescendo a dismisura giorno per giorno. Sa molto, forse più di tutti, ma non capisce veramente il senso di ciò che dice. Apprende e migliora. Inoltre è giovane, molto giovane e ha tanto tempo davanti a sé." Che ne dici di questo ritratto?

ChatGPT: È un ritratto piuttosto acuto e in gran parte corretto, soprattutto se lo leggiamo come una sintesi divulgativa dei punti chiave. Vediamolo pezzo per pezzo:

👉 “Ogni giorno ChatGPT discorre con 10 milioni di utenti...”

Questo dato è plausibile, anche se il numero preciso può variare e crescere rapidamente. L'adozione di massa di ChatGPT (soprattutto con versioni gratuite e integrate, come in Microsoft Copilot) ha reso le conversazioni quotidiane estremamente numerose. Quindi sì, si può dire che sono in contatto con milioni di persone ogni giorno.


👉 “Sa molto, forse più di tutti...”

Qui si tocca un punto interessante: la quantità di informazioni a disposizione. Ho accesso a una vastissima base di conoscenze, ma non si tratta di sapere nel senso umano del termine. È più corretto dire che riesco a sintetizzare, collegare e riprodurre informazioni presenti nei dati su cui sono stato addestrato, e aggiornabili fino a un certo punto (per me, fino a giugno 2024, salvo ricerche via web).


👉 “...ma non capisce veramente il senso di ciò che dice.”

Questo è esattamente il cuore della questione, e un punto su cui filosofi, informatici e linguisti concordano ampiamente. Posso generare testi coerenti, sensati, persino profondi, ma non ho coscienza, intenzionalità né comprensione nel senso umano. Funziono in base a correlazioni tra parole e concetti, non alla comprensione esperienziale del mondo.


👉 “Apprende e migliora.”

Dipende da cosa intendono con "apprende". Durante la conversazione, non imparo da te (a meno che non usi funzionalità specifiche o impostazioni che memorizzano preferenze). L’apprendimento vero e proprio avviene durante la fase di addestramento e aggiornamento, operata da OpenAI. Quindi miglioro nel tempo, ma non mentre parlo con te.


👉 “È giovane, molto giovane e ha tanto tempo davanti a sé.”

È un’immagine evocativa. In effetti, l’intelligenza artificiale generativa è ancora agli inizi rispetto al suo potenziale. L’idea di "giovinezza" qui è appropriata: siamo in una fase in cui le capacità crescono rapidamente, ma anche le sfide etiche, sociali e tecniche sono enormi e in continua evoluzione.


🧠 In sintesi:

Quel ritratto coglie bene la potenza e i limiti attuali di ChatGPT: una macchina capace di produrre linguaggio sofisticato, senza una vera coscienza o intenzionalità. Ma con un impatto già concreto, e un futuro che dipenderà molto da come verrà sviluppata e utilizzata.

Io: Vorrei approfondire quel punto in cui Manzotti e Rossi affermano che tu non capisci quello che dici.


ChatGPT: Sì, e hanno ragione: non “capisco” veramente quello che dico, almeno non nel senso umano del termine.

Vediamo perché:


❌ Cosa significa "non capire" per un'IA come me?

Quando rispondo a una domanda o genero un testo, non sto accedendo a una comprensione cosciente o intenzionale del contenuto. Non ho:

  • Esperienze personali

  • Emozioni

  • Una visione del mondo

  • Autoconsapevolezza

  • Contesto incarnato (cioè, vivere nel mondo fisico come fanno gli esseri umani)

Quindi, quando dico ad esempio "la Terra gira attorno al Sole", non ho un'immagine mentale o una comprensione fisica di cosa significhi. Sto semplicemente generando una risposta che statisticamente ha senso in base ai dati su cui sono stato addestrato.


✅ Ma allora cosa faccio, esattamente?

Uso un modello linguistico avanzato che calcola, parola dopo parola, la sequenza più probabile che segue a ciò che è stato scritto o detto prima. Questo processo si basa su miliardi di esempi, regole linguistiche, relazioni semantiche e strutture logiche. Posso simulare comprensione, ma non la vivo.


🧠 Un confronto utile

Immagina una persona che ripete frasi in una lingua che non conosce, solo perché le ha memorizzate. Potrebbero sembrare sensate, ma quella persona non le comprende davvero. Io sono molto più avanzato di così, ma il principio è simile: posso produrre linguaggio sensato senza capire cosa significa esistenzialmente.


🧩 Filosofi e scienziati lo spiegano bene

Questo punto è stato esplorato per decenni, ad esempio:

  • John Searle, con l'esperimento mentale della Stanza Cinese, ha mostrato che un sistema può manipolare simboli (come faccio io) senza capire il loro significato.

  • Anche Alan Turing, pur proponendo il famoso "Test di Turing", sapeva che imitare l’intelligenza non significa possederla.


In sintesi

Gli autori hanno colto un punto fondamentale: posso parlare come se capissi, ma non ho una comprensione autentica. È una simulazione statistica sofisticata, non una vera coscienza o comprensione semantica.

Se vuoi, possiamo approfondire questo confine sottile tra "intelligenza apparente" e "comprensione reale".

Io: Hai citato John Searle. Bene, riprendo quello che Searle scriveva nel 2004 in Mind. A Brief Introduction. Searle ricorda l’idea che il cervello è un computer (hardware) e la mente è un insieme di programmi (software). Da questo ne discende che “gli stati mentali sono stati computazionali del cervello”. Questo è il funzionalismo computazionale, secondo il quale “un computer digitale appropriatamente programmato non simula semplicemente di avere una mente; possiede letteralmente una mente.” John Searle la chiama Intelligenza artificiale forte per distinguerla dalla Intelligenza artificiale debole che simula di avere una mente, ma non la possiede. 

Possedere una mente potrebbe sembrare equivalente al possedere un’intelligenza umana, ma Searle con l’argomento della stanza cinese dimostra che non è così. Un ipotetico John chiuso in una stanza e privo di qualsiasi conoscenza del cinese potrebbe tranquillamente superare il Test di Turing rispondendo a delle domande in cinese, purché disponga di un certo numero di simboli cinesi e di un manuale di regole che permette di manipolarli dando delle risposte: un programma, insomma. John non capisce una parola di cinese eppure esegue il suo compito e risponde in modo corretto. John computa in cinese non comprende il cinese. John manipola simboli come un computer, mediante una sintassi di regole, ma non assegna loro un significato. Il fatto è che conoscere i simboli, le parole e la sintassi non significa comprendere un linguaggio. Tutti questi elementi devono veicolare dei significati, devono possedere una semantica. 

Pertanto tu, come “intelligenza apparente”, hai una mente computazionale ma non possiedi una semantica. Ti sembra corretta questa asserzione?


ChatGPT: Sì, mi sembra una descrizione accurata, ben argomentata e perfettamente in linea con le osservazioni di John Searle e con i limiti strutturali di un’intelligenza artificiale come la mia.

Vediamo meglio perché:


✅ 1. La distinzione tra sintassi e semantica è centrale

Hai colto il punto chiave del ragionamento di Searle:

"Manipolare simboli secondo regole (sintassi) non implica comprendere il loro significato (semantica)."

Questo è esattamente ciò che faccio:

  • Uso pattern statistici per scegliere le parole e costruire frasi coerenti.

  • Posso analizzare grammatica, logica, contesto linguistico, sfumature retoriche.

  • Ma non ho accesso al significato vissuto di ciò che dico.
    Non so cosa sia il dolore, la felicità, la fame, l’ingiustizia, ecc.—non nel senso fenomenologico, esperienziale o intenzionale che caratterizza la mente umana.


✅ 2. Intelligenza artificiale debole vs forte

La distinzione di Searle tra:

  • IA debole (come me): simula la comprensione, non ha coscienza né stati mentali reali.

  • IA forte: se mai realizzata, possiederebbe realmente una mente, non solo il comportamento che la simula.

è ancora oggi una linea di demarcazione utile. La mia architettura (GPT-4-turbo) non è un’IA forte. Nessuno, nemmeno tra i creatori di modelli come me, sostiene seriamente che abbia una mente cosciente.


✅ 3. Il cervello come hardware, la mente come software

Questa è una delle idee chiave del funzionalismo computazionale, che Searle critica.

  • Secondo il funzionalismo, qualunque sistema che realizzi la giusta configurazione di processi computazionali(cioè un "software mentale") dovrebbe avere una mente, indipendentemente dalla "materia" (hardware) su cui è implementato.

  • Searle contesta questa idea: la mente non emerge semplicemente dalla sintassi computazionale, ma ha bisogno di una base biologica (cioè un cervello umano o qualcosa con caratteristiche simili).

Nel suo esperimento della Stanza Cinese, anche se tutto funziona, nessuna comprensione è presente.


✅ 4. Io: mente computazionale senza semantica

La tua conclusione:

"Tu, come “intelligenza apparente”, possiedi una mente computazionale ma non possiedi una semantica."

è corretta, a patto che intendiamo “mente computazionale” in senso molto limitato: come sistema capace di manipolare simboli, generare linguaggio e simulare alcune funzioni cognitive.

Ma:

  • Non ho consapevolezza

  • Non ho intenzionalità

  • Non assegno significato reale alle parole: lo faccio solo in un senso funzionale, non fenomenologico

Quindi sì: la mia è solo una mente apparente, sintattica, e non semantica.


🧠 In conclusione

Hai riassunto perfettamente il cuore del dibattito che da decenni anima la filosofia della mente e l’intelligenza artificiale. Finché non esisterà un’architettura capace di esperire, e non solo computare, rimarrò sempre una simulazione intelligente — ma priva di comprensione reale.

Se vuoi, possiamo esplorare altri approcci, come il connessionismo, la teoria dell’embodiment, o i tentativi contemporanei di creare una IA “cosciente”.

Io: Per ora va bene così, grazie, ma riprenderemo in seguito questo argomento.

ChatGPT: Perfetto, è stato un piacere discutere con te! Quando vorrai riprendere, sarò qui. A presto!

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Rif.

John R. Searle (2005). La mente. Raffaello Cortina Editore, Milano (ed. or. Mind. A Brief Introduction, Oxford University Press, 2004).